TROVASTA
ED ANTONIO VIVALDI
ovvero: “Le quattro o (come vedremo in seguito) cinque stagioni”
ovvero ancora: “Trovasta durante i vari periodi dell’anno”
Varie esperienze di vita a seconda delle stagioni.
L’INVERNO.
A Trovasta l’inverno si caratterizza
non tanto con la neve od altre intemperie ma con l’assenza
del “popolo” dopocena, in piazza.
Spesso l’inverno è un tutt’uno con l’autunno
e, più o meno ad Ottobre - Novembre, accade che, meteorologicamente,
ci troviamo già in inverno; non foss’altro per le
temperature. Narra la leggenda che alcune famiglie accendano la
stufa a legna ai primi di ottobre e la spengano più o meno
ad Aprile - Maggio dell’anno successivo. Ovviamente la stufa
a legna viaggia a regime 24 ore su 24. Sempre la stessa leggenda
dice che, di conseguenza, queste famiglie utilizzino, in tutta
la stagione, un solo fiammifero per accendere la stufa e che la
scatola dei fiammiferi sia la stessa acquistata al ritorno dal
viaggio di nozze, più o meno a metà degli anni ‘60!
La caratteristica tipica delle case di Trovasta durante l’inverno
sono quindi i camini fumanti e i vetri delle finestre delle cucine
carichi di condensa. Nei “focolari” dei Trovastini
sono infatti tuttora in uso, e meravigliosamente funzionanti,
le stufe a legna di ghisa. Questo particolare ci consente di fare
un salto (virtuale) nel passato ogni qualvolta si entri in casa
di chiunque. La caratteristica tipica delle dimore locali è
infatti l’escursione termica riscontrabile fra i vari ambienti
della casa. Succede infatti che, a causa della contemporanea presenza
della stufa, della cucina a gas e dei vari commensali, al termine
di un pranzo o di una cena si possa registrare, in una cucina
trovastina, una temperatura vicina ai 28 - 32 gradi centigradi,
con tassi d’umidità vicini al 130% .... praticamente
un inferno equatoriale. Gli altri ambienti della casa (climatizzati
a 19 - 21 gradi) sembrano di conseguenza la piazza centrale di
Oslo, il 28 dicembre, a mezzanotte meno un quarto.
Ovviamente fra gli ambienti glaciali c’è il bagno
che per questo motivo viene utilizzato con “parsimonia”
o, meglio ancora, vengono razionalizzate le ritirate ... e preferiamo
non scendere nei dettagli.
Il clou dell’inverno è comunque il cenone di capodanno.
Più o meno nel tardo pomeriggio del 30 dicembre parte il
tam tam locale e, in meno di 24 ore, si organizza, nel locale
che il paese ha a disposizione, la festa dell’ultimo dell’anno.
Come di consueto la maggior parte del “lavoro” è
affidato alle massaie del luogo che hanno capacità organizzative
e culinarie senza confine. L’unica cosa che nessuno di noi
ha ancora imparato è la quantificazione di ciò che
deve preparare. Come spesso accade le massaie ed i massai si “dividono”
le competenze: a qualcuno toccano gli antipasti, ad altri i primi,
ad altri ancora i secondi e così via! Ognuno però
ragiona ipotizzando di sfamare tutti i presenti con la propria
portata. Ci ritroviamo spesso con quintali di tartine, innumerevoli
teglie di pizza e chi più ne ha più ne metta. Una
cosa però non riusciamo a spiegarci.....difficilmente avanza
il vino.....
LA
PRIMAVERA
In un periodo che a seconda delle annate varia da febbraio, marzo
o aprile, arriva la primavera. Alle scuole elementari si insegna
che la primavera si annuncia con le rondini, gli alberi in fiore
e temperature più miti: a Trovasta si manifesta con molti
alberi in fiori, assai poche rondini e, in qualche annata, con
temperature molto poco miti! Chi scrive queste pagine ha memoria
di una Pasquetta di Aprile ...... con la neve! La primavera è
anche la stagione in cui si ricondizionano i terreni per le future
semine: ciò causa la messa in moto di ogni e qualsiasi
attrezzo che sia in grado di emettere un rumore fastidioso: decespugliatori,
falciatrici, trattori, motozappe: qualsiasi cosa che possa turbare
la tranquillità del nostro silenzioso paesino viene messo
in condizione di nuocere alla quiete pubblica, in un trionfo di
decibel che, in caso di rilievo audiometrico, farebbero fulminare
i fonometri più costosi.
LA
QUINTA STAGIONE
Prima di parlare dell’estate occorre precisare che Trovasta
è l’unico paese del sistema solare noto alla comunità
scientifica in cui esista una quinta stagione. Stagione priva
di nome proprio, non meglio collocabile a livello di calendario
è comunque un periodo che “accavalla”, con
durata variabile, la primavera e l’estate. Ha un’unica
e fastidiosa caratteristica: è la stagione in cui qualsiasi
appezzamento di terreno si dota autonomamente di una quantità
ignobile di erbacce. I proprietari più “fortunati”
riescono ad annoverare anche piante particolarmente coriacee e
soprattutto urticanti.
E’ un fenomeno che sfugge a qualsiasi teoria botanica. Un
esempio tipico è il seguente: al venerdì pomeriggio
è possibile visionare un appezzamento di terreno più
o meno incolto: sono visibili le singole zolle del terreno. Al
sabato pomeriggio o al massimo la domenica mattina, lo stesso
appezzamento assomiglia alla famosa selva oscura e, per rimanere
in tema Dantesco, diserbare quel terreno, per i Trovastini, equivale
ad andare nella città dolente e spesso, durante le operazioni,
perdere il ben dell’intelletto.
Purtroppo non esiste alcun rimedio che preservi da questa vera
e propria calamità: diserbanti e teli neri hanno il solo
scopo di decrementare i risparmi dei Trovastini ai quali non resta
nient’altro che l’impegno manuale!
L’ESTATE.
Passata la calamità della quinta stagione ecco, finalmente,
l’estate.
Negli anni ‘70 e ‘80 questa stagione faceva si che
il nostro paesino si popolasse di studenti (o presunti tali!)
che vi trascorrevano le vacanze estive, contando, a mo’
di un soldato di leva, i giorni che separavano dall’inizio
del nuovo anno scolastico; e più la scadenza si avvicinava
più i musi diventavano lunghi!
Oggi, a differenza di quegli anni, nel periodo estivo, è
possibile trovare a Trovasta, un buon numero di vacanzieri o per
lo meno definiti tali. Infatti, a termine di vocabolario della
lingua italiana, la parola vacanziere dovrebbe significare persona
che sta in vacanza, dispensata temporaneamente dal lavoro. Purtroppo,
salvo alcuni casi di poltronaggine reiterata e manifesta (p.e.
chi scrive queste righe N.d.R.), i cosiddetti vacanzieri sono
più indaffarati di un operaio in una catena di montaggio.
Forse colti da una misteriosa sindrome che impedisce loro di riposare
li potete trovare intorno alle 14.30 di un pomeriggio di fine
Luglio intenti a pitturare una ringhiera piuttosto che a zappare
nel proprio orto. Il tutto con temperature vicine a quelle di
un altoforno!
Da tutto ciò si auto-dispensano i giovani locali che, da
bravi vitelloni del terzo millennio, sono in grado di posare le
proprie venerande terga, su di una sedia, alle due del pomeriggio
e, dopo aver:
§ disputato almeno 10 - 12 “mani” a scala quaranta;
§ letto la “Gazzetta dello sport”;
§ consumato le bibite di propria spettanza.
alle ore 19.30 si allontanano alquanto affaticati e si presentano
a casa per la cena.
Il dopo cena è assolutamente più dinamico e divertente.
Se escludiamo le serate che dedichiamo alle scorribande nella
vicina riviera (Sanremo è a poco più di un’ora)
la maggior parte dei dopo cena estivi sono dedicate alle attività
pseudo-ginniche. Se il numero dei presenti lo consente si utilizza
la piazza e si da corso alle sfide di calcetto o di pallavolo;
ovviamente con regolamenti che opportunamente adattiamo alle nostre
condizioni di atleti ipodotati. Per esempio non è raro
sentire frasi del tipo: “Hai fatto bene a tirare e non passarmi
la palla, non sarei mai arrivato a prenderla” oppure: “arbitro
...... bombole d’ossigeno!!!!!”, oppure ancora: “va
bene! giochiamo a calcetto ... due tempi da tre minuti ciascuno
e quarantacinque di intervallo!!”. Gli incontri di pallavolo
sono un tantino più dignitosi dal punto di vista della
prestazione fisica in se e per se: dal punto di vista tecnico,
tattico e soprattutto regolamentare abbiamo sempre la speranza
che nessuno (che abbia una minima competenza di questo sport)
ci osservi. La vista di un nostro incontro a chi per lo meno conosca
il regolamento potrebbe causargli convulsioni od altre patologie
di vario tipo.
Gli adulti più “cattivi” hanno preso a dire
che giochiamo a pallavolo con le regole del calcetto e viceversa!
Ciò che comunque caratterizza l’estate per i giovani
di Trovasta è l’ora di rientro a casa. Non è
mai abbastanza tardi, e, spesso, si tira tardi quasi per principio.
Gli adulti sintetizzano il tutto con il fatto che i giovani ...
“ stiano lì ... a raccontarsi delle musse!! ”
(N.d.R. per chi non è Ligure precisiamo che “raccontare
musse” equivale a “raccontare fandonie” ma preferiamo
sconsigliare chi non è Ligure di abusare del termine ...).
L’AUTUNNO
Come in tutte le altre parti del mondo l’autunno
porta con se quella tipica malinconia fatta dei ritorni ai luoghi
di lavoro oppure a scuola. A fine estate ci si saluta con i soliti
auspici che sono quelli di far passare presto l’inverno
(neanche fossimo noi al posto del Padre Eterno a gestire il passaggio
delle stagioni! ) e con i proponimenti di incontrarsi comunque,
almeno qualche volta, durante la stagione invernale. In realtà
a Trovasta l’autunno è una delle stagioni più
belle: sia perché il paese si ravviva con le varie attività
di stagione: per esempio la caccia (vd. la stagione venatoria)
o la vendemmia, sia perché, per i “famosi”
colori dell’autunno: i contrasti cromatici sono tali che
i panorami visibili dai vari angoli del paese sono molto gradevoli.
Certo, la caduta delle foglie è un fenomeno che deprime
anche un vincitore del super enalotto! e a Trovasta per quasto
aspetto - per lo meno in piazza - facciamo le cose in grande.
A lato dell’edificio che ha ospitato storicamente la scuola
del paese c’è infatti un grande ippocastano, altrimenti
detto Castagno d’india, il quale è stato quasi assunto
come simbolo del paese.
D’estate svolge una funzione meravigliosa che è quella
di contenere la temperatura entro limiti tollerabili, ed è
infatti sotto l’ippocastano che potrete trovare i giovani
poltroni di cui al capitolo
sull’estate. Praticamente una specie di climatizzatore naturale
... a costo zero!
D’Autunno, purtroppo, perdendo le foglie rende la zona sottostante
simile alla campagna di Chernobyl, più o meno alla fine
degli anni ‘80.
Essendo un albero molto grande perde un quantitativo massiccio
di foglie che, unite ai frutti, ( le famose castagne d’india
che vengono consigliate per la cura del raffreddore) costituiscono
un tappeto marrone, anche sulla piazza del paese. Il tutto con
buona gioia degli addetti alle pulizie che a volte sono inviati
dal Comune e che spesso ..... spessissimo sono i consueti volontari
locali.
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